Partita.
La mia seconda missione a Riccione è appena cominciata.
Rispetto a due anni fa però nulla è come prima. Per me.
In questa seconda esperienza ho sperimentato cos’è una missione: dare, dare e ancora dare. Fino allo sfinimento, fino a non avere più forza, fino a quanto qualcuno non ti dice:“tu ora ti fermi, ti metti lì e se vuoi dormi, suoni o preghi.” Quando don Giacomo mi ha detto questo, ho realizzato che un piccolo sogno si era avverato.
Infatti ho sentito una pace nel mio cuore: ero riuscito davvero a dare tutto per Te. A dare tutto me stesso.
Il fatto era che mentre gli altri vedevano la mia stanchezza fisica, io proprio in quel momento non avevo alcuna voglia di fermarmi, non mi sentivo stanco o anche se mi sentivo così, non m’importava, tante erano le grazie, i doni che Dio mi stava facendo quella sera. E così mi sono vestito, sì, ho dovuto coprire quella maglietta verde, nascondere quel badge, perché le persone intorno non mi davano tregua, tante erano e tante volevano essere accompagnate, ascoltate.
La missione è per gli altri, ma sperimenti, ancora una volta, che proprio mentre doni tutto di te, ti arrivano tante guarigioni.
In questa missione posso dire di essere riuscito a sentirmi figlio, figlio di quel Papà che da lassù mi contempla, mi ama.
Non posso elencare tutti i frutti che Dio ha voluto mostrarmi, per primo i frutti per me, per il mio cammino di crescita e di responsabilità, per il mio sentirmi figlio e poi tutti i ragazzi incontrati, da quello che fa RAP su Youtube, al campione della nazionale italiana di nuoto juniores, al figlio di un artista famoso, ecc.
Uno su tutti però è il regalo che il Signore mi ha fatto: quel ragazzo, fermato in extremis sulla spiaggia, attirato dalla radio. Il suo sguardo parlava da solo, i suoi occhi spenti, disillusi. “Non credo nell’amore”. La sua risposta. Lo abbiamo convinto a rimanere a RESTARE anche se voleva andare. Ha visto i balli, ha sentito la testimonianza di don Davide. Meraviglia, quando ritorna alla postazione radio, ho notato subito i suoi occhi. Erano diversi. Non c’era più disillusione, forse c’era qualcos’altro, speranza? Quando gli faccio notare questo, lui accenna un sorriso. Non ci ha più lasciato per i successivi giorni.
Ho notato come più eravamo stanchi e più diventavamo quel canale di grazia, più eravamo disposti ad essere suoi strumenti, più crollavano i nostri “castelli” e passava Lui, non noi.
Un ultimo episodio che vorrei condividere con voi: gli ultimi giorni, durante la messa rock, mi sono messo in fondo alla chiesa. Ho capito che dovevo lasciare spazio a chi non aveva magari mai partecipato a una messa del genere, un po’ mi dispiaceva perché ovviamente avrei preferito essere davanti, ma infondo, con Nuovi Orizzonti, sono fortunato perché queste messe gioiose capitano spesso. Ecco che anche qui è già pronto un dono per me. Stando dietro, ho notato come le persone che restavano composte, a metà messa cambiavano, si muovevano, battevano le mani, ti osservavano, ti cercavano. Ho visto come la Sua Gioia che passava attraverso di noi, è contagiosa e come lì fuori c’è tanta sete, tanta sete di Te, Signore.
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