Siamo tornati dalla missione di Riccione. Il mare agitato del nostro cuore, scosso dalle emozioni forti e dalle esperienze profonde dei giorni di missione lascia spazio alla bonaccia della contemplazione, a quel mariano meditare per custodire volti, nomi, preghiere, pianti, risate, speranze… Un bagaglio di vita raccolto sulle strade e le spiagge di Riccione.
Nemmeno 24 ore dal rientro a casa e subito la notizia di cronaca: ragazza stuprata dal branco in una discoteca a Riccione. Che brutta immagine che ci fa Riccione stessa e i giovani che la frequentano! E pensare che in missione abbiamo incontrato anche chi ci accusava di disturbare la quiete pubblica perché andavamo sotto gli ombrelloni a scambiare due parole in serenità, senza ovviamente mai obbligare nessuno ad accoglierci. Addirittura abbiamo ricevuto minacce di sanzioni. Difficile pensare che sotto non ci siano motivazioni ideologiche..Evidentemente l’immagine di chi con un sorriso condivide gioia e speranza attira meno delle notizie di cronaca nera. Evidentemente far sapere al mondo che nella settimana di ferragosto ci sono giovani che lottano in prima fila per un mondo migliore, senza indignarsi, senza violenze, senza polemiche, ma semplicemente sporcandosi le mani con l’umanità dei propri coetanei, è una notizia che dà fastidio a qualcuno.
Sì, sembra una lotta, ma forse è proprio così: San Paolo parlava di battaglia della fede, di lotta contro il peccato.
Questo è quello che sperimentavamo in missione ascoltando le confidenze dei ragazzi: occhi che si aprivano alla verità, orecchie che lasciavano i rumori assordanti per accogliere i sussurri della voce di Dio.
“E ora? Chi torna più indietro?”
Quando agganciavamo i ragazzi per strada di notte e li accompagnavamo in chiesa, capitava che incontravamo i PR delle discoteche: “Ragazzi, disco stasera? Si balla?”
– faceva il leader del gruppo, effettivamente già in vestiario da discoteca -“No grazie noi andiamo in chiesa”. Inenarrabili e indescrivibili le reazioni dei PR!! Bocche aperte e sguardi stralunati: in chiesa? Di notte?
Addirittura c’era chi entrava in chiesa pensando che fosse un locale alternativo…
Migliaia sono state le persone accostate in questi intensissimi giorni di missione!
Vorrei fissare nero su bianco due aspetti fondamentali.
Da una parte la menzogna fatta passare per verità: se vuoi essere felice devi divertirti. Certo, sempre in modo sano, senza eccessi, ma devi divertirti. La vita è dura e difficile. Ogni tanto bisogna staccare, non tanto per riposarsi, quanto per evadere dalla routine, dai pesi, dalle fatiche, dai pensieri. Evasione, fuga, allontanamento, oblio, anestesia: tutte strade che fanno uscire dalla vita reale per riservarsi una parentesi di oasi nel deserto della quotidianità. Ne salta fuori l’immagine di una vita senza acuti, desertica appunto, senza un senso.
Altra cosa rispetto al divertimento è la Gioia!! Essa è dono dello Spirito Santo e la sperimenta chi vive secondo lo Spirito. La gioia vera permane nel cuore, in quel sentimento di affidamento e di abbandono nelle mani di un Dio presente nelle pieghe dell’esistenza. Il divertimento è tale fino a quando resta la fonte del divertimento stesso, ma non ti cambia la vita. Semplicemente la sospende.
Con questo non si vuol affermare che prendersi spazi di svago sia un male, anzi, di riposo del corpo e della mente ne abbiamo tutti bisogno. Semplicemente, non è questa la strada per la felicità.
È stato bello vedere come i giovani a Riccione percepivano tale differenza. In giro per le strade, nei locali, ci si diverte. In chiesa, davanti a Gesù Eucaristia, si gioisce! Ed è tutt’altra storia!!
Un altro aspetto fondamentale dell’esperienza della missione “Chi ha sete venga a me” di Riccione, giunta al decennale della sua nascita è la comunione tra realtà ecclesiali differenti. Don Tonino Bello parlerebbe di “convivialità delle differenze”. A volte, come Chiesa, manca la stima tra carismi, comunità o associazioni. Quel “gareggiate nello stimarvi a vicenda” rimane un invito inevaso. Troppo spesso si incontrano persone che badano al proprio orticello, innalzando steccati, protagonismi, personalismi, autoreferenzialità frutto di superbie da manuale. È commovente vedere invece l’unità, la sintonia di progetto e d’azione, la concordia (cioè un unico cuore) di chi, pur appartenendo a cammini comunitari diversi, si riconosce nell’unica Chiesa, con un unico obiettivo e un’unica passione, quella della salvezza delle anime.
I singoli carismi, le singole esperienze comunitarie, associative o ecclesiali, quando si incontrano si esaltano a vicenda!! Se per caso si ridimensionassero, è perché sono frutto dei personalismi, o da essi inquinati, e non dono dello Spirito Santo.
Questa è Chiesa!! Ed è bello testimoniare l’infinita ricchezza di Dio, la sua multiforme sapienza nel tracciare migliaia di strade tendenti all’unica meta.