La testimonianza di Laura

Ciao, mi chiamo Laura, ho 24 anni..provo a raccontare anch’io quello che ho sperimentato alla Missione di Riccione …non è facile perché è stata una valanga di emozioni fortissime e bellissime ed è difficile descriverle una ad una…spero di far arrivare quello che ho sentito…e di donarvi qualcosa di bello…
Il giorno 6 sono partita con la sensazione che stavo andando a fare una cosa di cui non ero assolutamente capace…
Pensavo: “Evangelizzare” é una cosa che fa chi ne sa parecchio di Gesù Cristo, dei Santi e della Chiesa, è una cosa che fa chi si prepara, chi ha studiato e letto un bel po’… è roba per chi sa rispondere a qualsiasi provocazione, per chi sa tener testa con la dottrina a qualsiasi persona provi a contestare qualcosa…son partita davvero con tutto questo bagaglio di convinzioni personali…e la prima cosa che ci è stata detta è stata proprio che non è necessario essere capaci… Che evangelizzare non é inculcare o imporre una dottrina nè tantomeno il nostro modo di pensare…evangelizzare è portare noi stessi, ma svuotati di Noi e riempiti di Dio…è Lui che traspare in ogni parte di noi: lo si vede dai nostri occhi,  dalle nostre mani… dal nostro sguardo sull’altro, dal nostro modo di stare insieme, dai nostri gesti…non serve essere capaci…
Ero convinta che mi sarei “messa da parte”, lasciando spazio a chi è più bravo di me: avrei fatto quella che sta zitta e che prega a fianco del suo evangelizzatore più esperto… Invece  ho visto proprio la gradualità di Dio nel dirmi “No cara, ora tocca a te!” … Ed è stato proprio così: ho iniziato con un timido “buongiorno” e ho finto con l’andare IO incontro all’altro, sotto l’ombrellone a chiedere di parlarmi della sua vita, e ci sono riuscita per DAVVERO grazie al sostegno dei miei compagni di evangelizzazione (che sono sicura non sono “capitati per caso”) e soprattutto grazie a Gesù… ho proprio sentito che era Lui che guidava i nostri passi in mezzo alla strada e in mezzo a quegli ombrelloni…ho sentito DAVVERO la mano di Dio che ci accompagnava…
Poi ero convinta che sarei andata a messa e me ne sarei stata zitta zitta nel mio angolino…mai mi sarei aspettata che avrei cantato saltato e gridato lode a Gesù già dal buongiorno… Sapevo che avrei ballicchiato ma non saltato addirittura e alzato le mani al cielo senza paura..mi immaginavo nascosta bene bene in mezzo a tutti, bella protetta dalla massa, o ancora meglio in ultima fila… E invece…Dio ha voluto “punirmi” per il mio giocare a nascondino: fin dal primo giorno sentivo forte la spinta interiore di stare nell’atelier della Street Art (il gruppo di quelli che cantano e ballano in mezzo ad una piazza e che portano l’arte in strada come strumento di evangelizzazione) …e per una Dio-incidenza ci sono finita veramente…Ho DAVVERO ballato in mezzo alla strada e ho DAVVERO abbracciato e “tirato dentro” i passanti nelle nostre Street arts..E l’ho fatto  fidandomi di Dio..a cuore aperto..perché più mi ripiegavo su me stessa più facevo fatica.. Ballavo cosí come riuscivo, come veniva..ma lo facevo per  Gesù.. da dentro posso dire che è stato davvero un buttarsi nel vuoto ogni giorno..sia quando preparavamo i balletti che quando scendevamo in strada..ma è stata l’esperienza che mi ha arricchito di più in così poco tempo da quando mi sono cresciuti i brufoli…
A distanza di tre giorni dalla fine della missione posso dire che non sono cambiata in modo esagerato rispetto a quando sono partita: sono ancora fermamente convinta di non essere capace.. Ma sicuramente è cambiato il mio modo di vedere quello che faccio e il perché lo faccio..nel cuore mi sono portata via delle persone meravigliose, tanti cuori che mi hanno accolta e aiutata a “morire” a me stessa per fare spazio al Cielo..per tutto il resto,  come diceva don Gianni, noi non siamo qui per vedere come andrà a finire..ma siamo qui a gettare un seme..senza sapere su che tipo di terreno cade…noi non lo vediamo, lo gettiamo e basta.. Ma pensate se gettandolo sull’asfalto trovasse una crepa e cominciasse a piantare radici là sotto..non ne varrebbe la pena?!

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