La testimonianza di Giuseppe

250px-Bloch-SermonOnTheMountCiao! Sono Giuseppe, 27 anni. Ho partecipato alla missione “Chi ha sete venga a me 2015”. Che dire, ci sono tante cose da raccontare, ma non rendono quanto viverle. Vivere una missione è qualcosa di straordinariamente bello. Fin dal primo giorno ho percepito l’essere amato cosi come sono. Perchè quindi mettere maschere se sono amato cosi come sono? Mi sono detto: “devo essere me stesso, libero di esprimere quello che ho dentro con gesti e parole”. Il risultato è stato essere amato da Dio e dal prossimo. Fin dal principio si è instaurato un rapporto sincero, vero, autentico con gli altri missionari. Ci siamo confidati come se fossero i migliori amici, anzi di più. Siamo entrati nel profondo, lasciandoci toccare da Dio. I sorrisi, gli abbracci, le preghiere che ognuno ha fatto a me, li porterò nel cuore, mi hanno dato tanta guarigione dello spirito. Le lodi mattutine, i canti, le invocazioni allo SS sono stati la miglior medicina che potessi avere. Gli incontri per strada non pensavo fossero così toccanti nonostante abbia già partecipato alla luce nella notte. Mi porto nel cuore diversi incontri.

1) Tre giovani nuotatori che da un ciao come va?, abbiamo parlato circa 20 min del più e del meno fino ad arrivare a invitarli alla Luce nella notte. La sera dopo vennero, hanno fatto il percorso e li ho accompagnati a 2 di loro. Si sono commossi d’avanti al Santissimo. Una preghiera spontanea e un abbraccio finale hanno contribuito a toccarli nel cuore.

2) Dopo l’animazione di spiaggia, l’incontro con due ragazze trentenni. Cosa fate, di dove siete, da li ad ascoltare la loro vita, cosa cercano, il parlare dell’amore. Averle ascoltate è stato bello e ha fatto sentire amate loro per quello che sono. Il dirle: “anche se vi dicono che ve la tirate troppo, non preoccupatevi, voi valete, meglio perderli questi maschi.”, una preghiera e un abbraccio finale hanno contribuito a entrate in un rapporto intimo pieno di ferite che è stato in parte guarito dall’Amore di Dio.

3) Un ragazzo vissuto con Natuzza per qualche tempo. Una fede grande e un rispetto profondo per Dio, sua madre e i suoi figli. Non si perdona alcuni errori, vuole pagare per quelli, vuole pagare anche per quelli degli amici.

4) In spiaggia il parlare di amore e rapporti carnali con due “pescate”, le ha dato speranza del cercare l’Amore di Dio.

5) Una Dio incidenza nella luce nella notte. Aver scambiato i “pescati” con una missionaria. I miei sono della mia stessa città, una la conosco. Hanno fatto il percorso e si sono confessati dopo diversi anni. Sono rimasti fino a chiusura ed hanno ballato, lodando Dio.

Difficile è rientrare nella quotidianità, ma la luce che si è accesa in questa settimana non la posso spegnere. Il prossimo è Gesù, quindi anche io lo sono. Se qualcuno lo cerca lo può trovare in me e devo essere testimone di Cristo. I miei occhi, il mio sorriso, la mia condotta, devono venire da Lui. In questa settimana l’ho sperimentato. Per evangelizzare basta accogliere il prossimo con umiltà, farlo sentire importante, ascoltarlo e parlargli della Gioia Piena.
Un caro saluto a tutti vi porterò sempre nel cuore.
Giuseppe

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